Alessio Melizzi intervista Armando Bellotti
- Pubblicato: 11 Marzo 2019
Fra i corsi di pugilato della nostra regione non possiamo non citare Armando Bellotti. Una carriera proficua da dilettante con all’attivo circa cento incontri e un ruolo attivo nel professionismo, fino a quando un infortunio non lo ha costretto allo stop nel pieno della carriera. Il suo spazio Armando se lo è ritagliato comunque, anzi ha fatto di necessità virtù e oggi lavora a tempo pieno nel mondo del pugilato sia come allenatore sia come intermediario.
Armando partiamo dal principio. Com’è stato il percorso da pugile prima di intraprendere questa strada?
“Guarda, ho iniziato qui in Liguria molto giovane per poi spostarmi in altre regioni. Da dilettante ho sostenuto circa cento match nei 71kg e ho affrontato alcuni fra i migliori, Bundu e Perugino per citarne solo due. Inoltre mi sono cimentato sia nelle competizioni europee sia in quelle mondiali. Passo poi al mondo del professionismo dove riesco ugualmente a raggiungere buoni risultati nella categoria 69kg; in Italia arrivo sino al 5° posto nel ranking. E all’età di 27 anni purtroppo mi sono rotto il polso. Mi sono operato, ma la mano non è mai più tornata quella di prima e allora mi sono rassegnato a smettere”.
Però da lì hai deciso di andare avanti e rimanere nel mondo del pugilato?
“Certo; ero attratto dall’idea di capire bene i meccanismi che stanno dietro e per farlo dovevo imparare dai migliori. Così sono partito per Panama e mi sono allenato in una palestra dove vi erano tanti pugili professionisti fra cui diversi campioni del mondo, Linares e Caballero su tutti. In quel contesto ho potuto apprendere cose nuove a livello di preparazione e scoprire cose che non avrei mai imparato rimanendo fermo qui. Quando sono ritornato ho voluto metterle in pratica in luoghi e situazioni diverse. Ho allenato a: Riccione, Rimini, Ravenna, San Marino, etc. Poi ho collezionato anche qualche esperienza estera fra Spagna e Portogallo. Al momento mi sono sistemato nella mia terra d’origine, la Liguria, dove mi divido tra due palestre, la Boxing class di Spezia in accorpamento alla For me di Santo stefano magra. In questo modo mi dedico a tempo pieno alla disciplina dato che seguo sia dilettanti sia professionisti”
E poi non c’è solo questo. C’è anche l’attività di mediatore. Anzi, ci spiegheresti bene in cosa consiste?
“Ho fondato un’agenzia virtuale di cui sono gestore unico; a essa è collegato un database al quale hanno aderito un centinaio di pugili professionisti. Naturalmente con loro c’è un rapporto e sovente sono loro stessi o i loro allenatori a voler aderire. Mi sento con le varie organizzazioni di eventi pugilistici che mi contattano per propormi dei loro atleti e degli incontri. Io poi tento di trovare la combinazione giusta e di svolgere tutto l’iter necessario allo svolgimento della gara come documenti, visite, borse e altro. Sta funzionando piuttosto bene; abbiamo già organizzato match in Svizzera, in Francia e in Germania. Questo mese abbiamo già un evento organizzato per il 23 Marzo a Malta”.
“Infine c’è un accordo, già stipulato, con un promoter statunitense e siamo riusciti a guadagnare un contratto per due miei ragazzi: Simone Federici e Mario Orfano. Verso di loro c’è un obiettivo di crescita e, di conseguenza, delle aspettative. Siamo stati recentemente a New York dove ho preso l’abilitazione, riconosciuta, come tecnico professionista. Inoltre Federici ha combattuto lì e non ha fatto per niente brutta figura, anzi il verdetto di sconfitta era discutibile; e non lo dico io, ma il pubblico lo ha applaudito e ha fischiato il verdetto”.
Quindi si può dire che ti dedichi al pugilato a tempo pieno? I tuoi obiettivi per il futuro?
“Direi di si, ormai mi dedico al pugilato giorno e notte. Rappresenta per me una professione e non un semplice hobby. Cerco di contribuire al successo del pugilato nella nostra regione che negli ultimi anni non ha vissuto grande gloria e che da tanti addetti ai lavori è snobbato. Se dovessi definire un obiettivo direi il professionismo americano anche se i primi tasselli sono già stati messi. Lì il pugilato attira molta gente e funziona; anche in alcuni paesi europei, ma lì è un’altra cosa. Un pugile che ho fatto combattere ha ottenuto una borsa che gli è valsa quanto tre titoli italiani collezionati in precedenza, anzi forse anche qualcosa in più. Lo sforzo, il sacrificio lì è giustamente ripagato. E poi per quanto riguarda i nostri dilettanti tento di poter mettere a loro servizio la mia esperienza affinché possano raggiungere i vertici liguri e mettersi in luce in Italia.
Alessio Melizzi