Alessio Melizzi incontra i Tecnici delle Palestre di Pugilato a Savona
- Pubblicato: 15 Aprile 2019
Le palestre di pugilato in Liguria non mancano e anche la provincia di Savona può vantare diverse scuole, tutte caratterizzate dallo stile e dal modo di far pugilato dei loro maestri. C’è chi ha un po’ più anni di esperienza e pratica la boxe cosiddetta "vecchia scuola" e chi da poco ha fatto il salto ed è diventato tecnico e sperimenta senza remore nuovi stili e nuove metodologie di allenamento. Abbiamo fatto il punto della situazione con i maestri di Savona e provincia, che ci hanno parlato della palestra, dei ragazzi e del loro modo di intendere il pugilato.
Il primo a raccontarci la sua storia è Antonio Marcimino della Pugilistica Savonese. Maestro come è nata la passione per questo sport?
“Guarda sono sempre stato uno sportivo e quando ero ragazzo giocavo a calcio oltre che andare in palestra. Poi gli infortuni mi hanno condizionato e nel mentre ho iniziato a cimentarmi con questo sport. All’inizio alternavo le due attività”.
Quindi il percorso da pugile e da maestro?
“Come pugile non ho fatto grandi cose anche se sono arrivato in prima serie e ho vinto qualche titolo regionale. Ai 32 anni il lavoro non mi consentiva una grande preparazione e confrontarmi con gente di 25-26 anni era dura. Ho deciso così di iniziare l’attività di tecnico e i primi anni mi sono affiancato alla pugilistica Carlevarino dove sono rimasto fino al 2008. Da lì ci sono voluti un po’ di mesi per decidere cosa fare. E poi con un gruppo di amici siamo riusciti a fondare questa società”.
E come è andata?
“Direi bene perché diversi ragazzi hanno iniziato da noi da giovanissimi e sono arrivati a essere pugili sempre all’interno della nostra realtà. Mi viene in mente Danilo Re che è arrivato a 9 anni ed è stato con noi per oltre 10. In più abbiamo un pugile professionista che collabora con noi ed è un professionista in tutti i sensi, dentro e fuori dal ring. Inoltre riusciamo a organizzare 2-3 eventi all’anno. La nostra aspettativa è di riuscire a portare un ragazzo a indossare la canotta azzurra. Sarebbe una soddisfazione per noi ma soprattutto per lui”.
Sempre all’interno del tessuto urbano di Savona vi è la storica Pugilistica Carlevarino dove Franco Piccardo ci racconta qualche aneddoto. Franco come è iniziata la carriera in questa società?
“Sai, per me è stata un po’ più difficile; io non sono un ex pugile, tuttavia mi piace questo sport e ho iniziato a frequentare la Pugilistica Carlevarino per imparare le basi da tecnico. Poi i corsi federali di Assisi prima e di Genova in seguito mi hanno permesso di arrivare alla qualifica di tecnico di primo livello”.
E il lavoro in questa società risulta difficile?
“Fortunatamente posso contare sull’aiuto dell’altro tecnico Massimo Papaleo e del tecnico-presidente Renesto, genero di Carlevarino. Purtroppo qualche vicenda societaria e qualche addio ci ha complicato le cose, ma siamo riusciti a ripartire con volontà e sacrifico e adesso puntiamo a portare qualcuno dei nostri ragazzi all’agonismo. Per noi il pugilato ha una dimensione sociale molto importante e prima di tutto deve essere un aiuto ai ragazzi che in un particolare momento della loro vita possono avere difficoltà”.
A parlarci poi della boxe nella città di Savona è Riccardo Milani della Sport Savona arti marziali. Riccardo iniziamo con una domanda banale: come sei diventato insegnante?
“Sono diventato insegnante penso per vocazione nel 2012, anche grazie alla volontà del mio ex insegnante. Anzi, mi consenti anche di aggiungere qualche particolare. La mia volontà di diventare insegnante è stata in qualche modo obbligata perché un infortunio mi ha costretto a interrompere l’attività agonistica. E da quando ho cominciato l’attività didattica ho voluto fornire degli insegnamenti validi onde evitare questi incidenti”.
Cioè? dimmi qualcosa di più preciso a riguardo.
“Quando ho iniziato ad allenarmi come pugile l’insegnamento era quello di picchiare più forte dell’avversario, di dare il colpo in più. Un allenamento basato su sacco, guanti e vuoto coi pesetti. Con il tempo, guadagnando esperienza da tecnico, ho invece capito che è meglio vincere per 1-0 piuttosto che 10-9; insomma l’importante è prima di tutto evitare di prendere colpi”.
Per quanto riguarda la Val Bormida abbiamo la preziosa testimonianza del figlio d’arte Roberto Cirelli e del maestro di lungo corso Gianni Caprini, entrambi impegnati nel comune di Cairo Montenotte.
Roberto prima dell’attività da maestro raccontaci qualcosa di te come pugile?
“Guarda, posso dire di avere la boxe nel DNA. Mio padre, Franco Cirelli, è stato un grande maestro di pugilato e io ho iniziato ad andare nella palestra a 4 anni; alla Boxe Lumezzane vicino a Brescia. Ho disputato 142 match di cui 38 da professionista e posso dire che in carriera qualche soddisfazione me la sono tolta: 5 titoli nei pesi Mosca, una medaglia di bronzo nel 1981 in North Carolina, oltra alla premiazione del 1974 a Jesolo, effettuata da Benvenuti in persona”.
E poi la decisione di diventare tecnico?
“Ho terminato la carriera a 30 anni e nel 2000 ho frequentato il corso per aspiranti tecnici. Sono subito entrato nello staff della Boxe Cairese e nel 2014 abbiamo fondato la Valbormida Boxe Academy. Nel 2015 siamo riusciti a portare agli assoluti di Novara 5 pugili su sette liguri”.
Com’è fare boxe in Valbormida?
“Abbiamo dei ragazzi del posto e poi qualcuno che ci raggiunge dai comuni limitrofi. Un buona partecipazione comunque. Io poi ci tengo molto a trasmettere i valori del rispetto delle regole, dell’onestà e della correttezza (dentro e fuori dal ring). Ti do poi un altro aneddoto: voglio che i ragazzi giovani mi facciano vedere due volte l’anno la loro pagella; prima di tutto è importante che non trascurino gli studi e che si impegnino”.
Anche il maestro Gianni Caprini è attivo da molti anni nella zona della Val Bormida e anche lui ci racconta qualcosa sul modo di fare e insegnare pugilato. Maestro come nasce la tua palestra?
“Per anni ho militato nella Boxe Cairese per la quale sono stato anche Direttore sportivo. Da pochi anni abbiamo fondato la Caprini Boxing Club Valbormida. Abbiamo trovato un capannone di cui siamo riusciti a prendere un piano in affitto e questo ci permette di lavorare bene e in autonomia”.
Avete; significa che hai una squadra che ti sostiene?
“Si, posso contare su Mattia Baruzzo che da quando è diventato Aspirante Tecnico, mi affianca negli allenamenti. Il suo aiuto è molto prezioso nei confronti dei ragazzi. C’è poi il Presidente Giampiero Ranalli che è sempre attivo e il suo contributo è assai importante. Un po’ lo considero come il vero artefice della ripresa che ha avuto la palestra. Infine c’è mio figlio Mario Caprini che ricopre la carica di Direttore Sportivo e lo fa con impegno e passione”.
Puoi farci un bilancio di questi anni di attività e rivelarci qualche aspettativa?
“Sono stato contentissimo di aver recuperato Stefano Cherchi che in qualche mese l’abbiamo rimesso in forma e ci ha ripagato alla grande vincendo i regionali assoluti. Nei nazionali poi è stato l’unico dei liguri a passare il turno e il suo avversario è stato poi campione della categoria. Per quanto riguarda le aspettative ho dei ragazzi che devono esordire e altri giovani che mi piacerebbe lanciare nell’agonismo. Diciamo che nel 2019 non sarebbe male far esordire 3-4 pugili”.