Alessio Melizzi incontra i Pugili PRO Liguri Ivan Pilone e Alessio Marchese
- Pubblicato: 21 Maggio 2019
Sebbene siano passati un po' di anni dal periodo in cui il Pugilato ligure poteva vantare grandi Campioni, sia tra i dilettanti che professionisti, dobbiamo riconoscere che gli stessi Campioni di ieri ce la stanno mettendo proprio tutta per trasmettere oggi - da Maestri - la passione per la Nobile Arte e i suoi valori ai propri allievi.
Acuni di loro infatti, chiuso il capitolo del dilettantismo, hanno intrapreso il percorso da Pro, con la volontà di togliersi ancora qualche soddisfazione ed essere un esempio per i più giovani.
Oggi conosciamo meglio due atleti Pro liguri: età diverse, categorie di peso quasi agli estremi, maestri e palestre differenti. Ma in comune hanno non poco: un grande cuore e una grande determinazione; quello di cui ha bisogno questo sport.
Il primo è Ivan Pilone classe 1994. Una carriera da dilettante apprezzabile, anche se non sono mancate delusioni per verdetti sovente discutibili.
Ivan partiamo dall’inizio, come e quando hai iniziato a far pugilato?
“Ho iniziato ad andare in palestra all’età di 15 anni e da lì non ho più voluto fermarmi. Dopo circa sei mesi i maestri hanno deciso di farmi esordire. Dalla mia ho sempre messo tanta grinta e non mi sono mai tirato indietro”.
Puoi farci un riassunto della tua carriera da dilettante?
“Sono riuscito a conquistare un bronzo al Guanto d’Oro - Torneo Nazionale riservato ai migliori giovani pugili Elite - e due ai Campionati Italiani, una volta da youth e un’altra da Elite agli Assoluti. Molti dei miei match sono stati duri, avversari fortissimi, in più molte volte mi sono ritrovato a doverli affrontare in casa loro. E in questi casi si sa, i verdetti sono molto discutibili e anche per me è stato così. Dopo il frequente ripetersi di questi episodi, e con ormai una buona esperienza alle spalle, ho deciso di passare al professionismo”.
Quindi come hai vissuto il passaggio ai Pro?
“Mi sono tesserato per la Royal Boxing Team del manager Massimo Brognara, ho continuato a farmi seguire dal mio maestro Paolo Celano, al quale ultimamente si è affiancato Angelo Malvaso che cura la mia preparazione. Finora ho disputato tre match, due dei quali a Genova dove ho vinto, l’altro a Milano dove il verdetto è stato di parità, anche se qualche dubbio resta”.
I tuoi prossimi obiettivi?
“Innanzitutto cercare di fare più attività possibile; più match riesco a disputare, più punti riesco ad accumulare. Voglio combattere per il Titolo Italiano. Facendo i conti con circa 6 match dovrei ottenere il punteggio necessario per il titolo nei pesi mosca”.
Dopo Ivan Pilone è la volta di Alessio Marchese.
Alessio ci parli un po’ di te e dei primi anni in questo sport?
“Ho iniziato a praticare pugilato da ragazzino nella Pugilistica Borghetto dal Maestro Arnaldo Sbardella. Non ho mai combattuto, ma mi allenavo seriamente e in maniera costante. Poi per varie vicissitudini sono stato fermo a lungo. Ho conosciuto il Maestro Roberto Pirastu quando avevo circa 30 anni e da lì ho ricominciato. Ero molto fuori forma e sono arrivato a pesare 130 chili. A questo punto ho voluto combattere, ho fatto le visite e sono salito sul ring. In sei mesi ho perso quaranta chili e dopo sono arrivate le prime vittorie. La Trionfo Genovese è stata la mia seconda famiglia, lì ho conosciuto il mio Maestro, Sergio, Andrea, Luis e tutti gli altri. Ho vinto poi tre Campionati Liguri, che mi hanno consentito la partecipazione a tre Campionati Italiani Assoluti, di cui l’ultimo a 37 anni”.
Però non era ancora arrivato il momento di smettere?
“Insieme a Luis ho cominciato ad allenare i ragazzi e il pensiero di smettere c’era stato. Però l’attività di allenatore mi ha ridato l’impulso a combattere; soprattutto mi sentivo ancora bene. E a quasi quarant’anni ho deciso di togliermi la soddisfazione e di passare al professionismo”.
Un traguardo non da tutti. Quanto andrai ancora avanti?
“All’attivo ho già tre incontri. Non mi sento ancora di smettere anche perché fisicamente tengo ancora testa ai ragazzini. Però mi rendo conto che l’età è quella che è. Per fortuna ho alle spalle una santa donna che mi permette di allenarmi e mi sostituisce al lavoro e in casa. Adesso penso che farò il torneo WBC e tenterò di andare avanti il più possibile; poi farò ancora qualche match e forse smetterò”.
In tutti questi anni hai combattuto per passione o per un obiettivo specifico?
“Prima combattevo per dimostrare qualcosa un po’ a me e un po’ agli altri. Adesso credo che il motivo sia quello di far capire ai giovani che con l’impegno e il sacrificio è possibile fare tutto e che non bisogna mai arrendersi”. Ho la fortuna di avere degli amici che ancora adesso mi stanno dietro, dal mio maestro Roberto, a Sergio che mi segue come un fratello maggiore; poi Andrea Monti che mi segue nella preparazione e mi permette di affrontare i match al top, fino a Luis e al mio amico Jack che mi sono sempre vicini. Devo ringraziare tutti loro se sono arrivato a questi risultati e continuo a gareggiare a buoni livelli”.
Alessio Melizzi