lagala 2Quante volte abbiamo apprezzato le gesta di un pugile; ci è rimasto impresso un suo colpo da ko, il suo gioco di gambe, l’abilità di rimessa, etc. E poi ci sono i maestri, coloro che talvolta sono abili a sfruttare il tuo talento e a permetterti di fare il salto di qualità. Altre volte ancora l’abbraccio a fine gara e quelle immagini che a volte restano scandite nelle menti per anni. E poi ci sono loro: quelli mai protagonisti, quelli che in ogni grado di sfida, fino all’ultimo round sono lì a non perdersi un passaggio, a non lasciarsi sfuggire neanche un colpo perché una svista potrebbe compromettere duro lavoro e sacrificio. Loro sono gli arbitri e i giudici di gara: discreti sul quadrato e al di fuori. Oggi abbiamo avuto la fortuna di poter scambiare alcune parole con uno di loro e ricevere una testimonianza davvero preziosa riguardo alla difficoltà di svolgere bene questo compito e di quanta passione c’è dietro.  Abbiamo intervistato per questo Vincenzo Lagala, Rappresentante Regionale Arbitri e Giudici della FPI Liguria, nonchè Arbitro Internazionale.

Vincenzo come si fa a diventare Arbitro Internazionale o, nel tuo caso, come hai fatto?

“Molti anni fa ho provato a fare il pugile dato che ho una grandissima passione per questo sport, poi su invito di alcuni conoscenti della FPI ho iniziato questo percorso con il corso di aspirante arbitro. Dopo tre anni sono passato da aspirante a effettivo svolgendo l’esame a Mestre; non si tratta di passeggiate, ma di esami a cui serve arrivare preparati dato che c’è un’apposita commissione designata da Roma composta da quattro membri. Da lì altri tre anni per passare alla qualifica di arbitro nazionale, a sua volta articolato in secondo e primo livello. Quando poi il passaggio è da nazionale a internazionale cambia anche l’ente di riferimento che non è più CESAG ma l’attuale AIBA. Quell’esame invece l’ho svolto ad Assisi e ormai sono davvero tanti anni che esercito”.

lagala 1Ti chiedo allora cosa occorre per arbitrare a questi livelli; professionalità, conoscenza del regolamento, personalità?

“Prima di tutto è necessario amare questo sport. La passione è la spinta fondamentale  per portare avanti questo percorso con costanza. Servono poi obiettività e coerenza con l’applicazione del regolamento; se un gesto è da sanzionare sarà da sanzionare sempre, in ogni occasione, così come se un comportamento non è di particolare gravità il metro di giudizio dev’essere sempre quello. Penso poi sia necessario non essere protagonisti, protagonisti sono i pugili e i tecnici, non noi. Ritengo che il buon arbitro sia quello che non si fa notare”.

Secondo te il pugilato mantiene ancora un maggiore fair-play rispetto ad altri sport?

“Certo, senza dubbio. Penso sia sotto gli occhi di tutti anche perché non ha gli interessi che possono coinvolgere altri sport cosiddetti maggiori, ma è sempre uno degli sport più seguiti. Tutti almeno una volta nella loro vita hanno visto un match di pugilato e questo elemento risulta evidente”.

A questo punto ti chiedo cosa potete fare per trasmettere valori positivi anche ad altri sport?

“Sicuramente l’esempio deve partire dagli addetti ai lavori: da noi arbitri, dai tecnici, dai dirigenti, insomma da tutti quelli che in qualche modo stanno dietro. Ti dico una frase che per me è molto significativa: lo sport vince sempre ciò significa che è così che bisogna viverlo, appunto come sport, come grande passione. A volte ci sono delle parole di troppo e delle polemiche che si trascinano per troppo tempo. Penso che da ogni tesserato FPI dovrebbe essere trasmessa un’immagine adeguata, di integrità e tranquillità”.

Concludiamo l'incontro con il nostro Responsabile Regonale ricordando che è possibile avvicinarsi al percorso di Arbitro e Giudice FPI inviando la propria candidatura a liguria@fpi.it. Sarà possibile seguire in regione un percorso formativo di teoria e pratica, che si concluderà con un esame e la relativa abilitazione. 

Alessio Melizzi