Giornata  di assoluto interesse  quella organizzata dalla FPI Liguria in occasione del corso istruttori di Gym Boxe. Presso la struttura della Sporting Fitness Lab del tecnico FPI Daniele Barberis, si è svolto un programma molto ben strutturato di corso e aggiornamenti con contributi e approfondimenti di altissimo livello che saranno un valore aggiunto per i futuri Istruttori Gym Boxe che hanno avuto la fortuna di partecipare.

Per la riuscita del programma è stato fondamentale anche il contributo di Massimo Barone che ormai è riconosciuto in tutta Italia come esperto e promotore di questo settore. Inoltre c’è stata anche la presenza di  Alessandro Bisciotti, esperto di Scienze Motorie e specializzato in metodologie di allenamento che non manca mai di fornire il suo autorevole supporto alla FPI Liguria.

Proprio Alessandro ci parla, un po’ a 360 gradi, del sistema di allenamento.

Alessandro, oggi sei qui a Genova con diversi ragazzi provenienti da tutte le  regioni e con la collaborazione della FPI Liguria. Cosa ci proponi?

“Parleremo principalmente della metodologia di allenamento, trattando i sistemi aerobici e anaerobici, ma anche per capire meglio come siamo fatti, la fisiologia del corpo umano. Tutto il sistema che ci permette di allenarci”.

Quindi non solo l’allenamento attivo che fai in palestra ma anche i sistemi di recupero, il riposo e lo stretching?

“Esatto, una visione più ampia che non si focalizza solo sul gesto sportiva ma  su tutta la preparazione sportiva di un atleta”.

Qual è secondo te un aspetto importante che viene sottovalutato e di cui ritieni sia importante parlare?

“Un aspetto importantissimo è la programmazione di un allenamento, sapere cosa sto facendo, che sistema sto utilizzando; cioè cosa voglio fare. Spesso viene sottovalutato il fatto che vengono svolte determinate attività con un intento, ma poi sto facendo tutt’altro. A volte diamo per scontato che un certo livello di intensità sia funzionale a un buon allenamento; andare a mille all’ora non vuol dire che  sto rendendo al cento per cento. Come ho detto ci vuole programmazione, ci vogliono carichi di lavoro differenziati e distribuiti secondo percentuali”.

Alessandro dopo la Laurea, triennale e magistrale, qual è stato il tuo percorso di preparazione?

“Mi sono focalizzato soprattutto sulla preparazione atletica dello sportivo; non solo sul pugilato, ma anche calcio tennis e altri. Tutto questo per capire le esigenze nei vari sport. Fondamentalmente sono simili ma bisogna capire il tipo di sport. Mi spiego meglio, comprendere che ci sono sport più aerobici, più anaerobici o sport che stimolano entrambi i sistemi in modo massivo come può essere il pugilato. Il mio scopo è dunque trovare una preparazione ad hoc per quello sport”.

Insomma c’è sempre da aggiornarsi nel tuo settore?

“Assolutamente, grazie agli studi scientifici vengono sempre scoperte nuove metodologie di lavoro che una volta magari non venivano considerate. E metodi ve ne sono tanti. Suggerisco sempre quando si partecipa a corsi o seminari di andare con la mente aperta e quando si coglie anche solo un’informazione che possiamo applicare vuol dire che è stata una giornata fruttuosa”.

Aiuta  aver praticato sport per essere allenatori o istruttori ? 

“Credo che avere una base sportiva, aver praticato sport sulla propria pelle sia di aiuto, poi non si può generalizzare. Ci sono sport, per esempio il calcio, dove tecnici che non sono mai stati atleti risultano tra i migliori del mondo”.

Dopo la parte sui sistemi di allenamento vi è il prezioso contributo di Massimo Barone che da diversi anni collabora con il Coni e con le diverse federazioni. Oggi si trova qui per questo corso di formazione per istruttori di pugilato amatoriale. 

Tanto per cominciare Massimo oggi cosa si farà esattamente?

“Diciamo correttamente che è un corso di formazione e non uno stage o seminario. Nelle 60 ore vengono date le basi per dare un programma di allenamento per i propri allievi; al termine di queste  poi riceveranno la qualifica. Sono comunque previsti dei test con domande a risposta multipla e un esame pratico. Andiamo a valutare come si muove l’insegnate, il suo metodo d’insegnamento e se quello che abbiamo trasmesso è stato percepito. Giusto per fare una premessa è necessario distinguere ciò dalla Gym Boxe che in qualche modo può essere considerato il contenitore. Essa comprende infatti le tre discipline di contatto controllato: Boxe Competition, Light Boxe e la Soft Boxe.  

Trattandosi di attività amatoriale sarà differenziata rispetto al lavoro previsto per gli agonisti?

“Certo, parliamo di attività di base, non è che cerchiamo di fare cose eccezionali; però quel minimo dev’essere applicato bene. Questo dev’essere considerato come un punto di partenza per iniziare a programmare e a fare allenamenti adatti agli amatori”.

Dimmi poi qualcosa di te, come sei arrivato qui oggi, le tue esperienza?

“Ora sono arrivato a essere maestro ma guarda io non mi sono mai sentito un maestro, cioè mai all’altezza di tale termine. Ho iniziato tanti anni fa con gli sport da combattimento diventando già un tecnico e dopo anni mi sono avvicinato al pugilato. Mi dispiace  di essermi avvicinato tardi perché lo sento veramente come il mio sport. Ho fatto il corso di preparatore fisico alla scuola di preparazione del Coni e ho conseguito poi il primo e il secondo livello FIPE, tutto questo perché mi interessavano e mi piacevano queste metodologie anche per applicarle al pugilato. Negli anni poi ho assistito anche a diversi allenamenti a livello internazionale e ho affinato un mio metodo personale”.

E sul progetto del pugilato amatoriale?

“Come ti dicevo prima io ne vengo dagli sport da combattimento dove l’attività amatoriale già era prevista. Circa 10 anni fa poi abbiamo tentato di portare questo progetto anche nel pugilato. In primo luogo dava un sostentamento economico all’attività agonistica. Negli anni poi da semplice sostentamento è diventato un sostentamento dei numeri, un vero e proprio vivaio; tanto è vero che se la base di amatori è più elevata ci saranno anche maggiori probabilità di avere più agonisti. Posso dirti che da trecento amatori  iscritti adesso siamo in ventimila e penso che i numeri possano ancora crescere tanto. All’inizio ci sono anche state delle resistenze perché l’attività amatoriale non era vista di buon occhio, ma adesso, visti i risultati, si stanno ricredendo un po’ tutti”. 

Quando si dice il pugilato non è uno sport per tutti, ma l’allenamento è per tutti sei d’accordo?

“Io dico che è per tutti innanzitutto perché ti forma nel fisico, ma soprattutto nella testa. Poi certo da lì a combattere c’è differenza e non tutti lo fanno. Però lo ritengo uno sport utile per tutti e quindi perché non farlo fare a tutti. Ancora sento in giro luoghi comuni come la violenza e basterebbe frequentare un minimo una palestra per sapere  che non è così. Un’altra considerazione che mi sento di fare è che è assurdo sentire ancora: il pugilato toglie la gente dalla strada. Poteva essere appropriato negli anni ’60 e ’70 ma nel 2020 non credo abbia più senso. Ovvio che si accoglie chiunque e ben venga aiutare chi è in difficoltà, ma usare ancora questa frase a mio parere non è una buona promozione per il nostro sport”.

Alessio Melizzi