L’ex campione Daniel Falconi e la figlia Carola sono più che mai entusiasti e lanciati nella loro avventura. La passione e la sinergia di competenze non possono che dare risultati positivi.

 

 

56260463_2066259416814243_5257136937780641792_n.jpgNel panorama pugilistico ligure merita menzione particolare Daniel Falconi. Se il suo percorso didattico è ancora nella fase iniziale di certo non si può dire altrettanto del suo pedigree pugilistico. Daniel Walter Falconi infatti ha combattuto ad altissimi livelli sia nei dilettanti sia nei professionisti arrivando a essere il numero 15 al mondo a metà degli anni ’80 quando in quel ranking vi era gente come Frank Bruno, Mike Weaver e Trevor Berbick. Tuttavia una volta appesi i guantoni al chiodo anche lui si è voluto mettere in gioco nell’insegnamento con l’umiltà e la voglia di imparare di sempre, ma con la consapevolezza di poter dare tanto sia a livello umano sia a livello pugilistico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

84151285_3093771287326147_1437871968853426176_n.jpgDopo aver già dato il suo contributo con corsi per i più giovani e collaborando con la G&C Boxing Club del Maestro Tano, adesso Daniel è lanciato nell’aiutare sua figlia Carola con corsi di preparazione atletica dando il suo contributo per quanto riguarda la tecnica pugilistica.

 

 

 

 

 

 

 

Daniel, la tua carriera pugilistica è terminata ormai da diversi anni e qui in Italia hai deciso di rimanere, oltre ad aver dato tanto come professionista.

“Si, venni in Italia nei primi anni ’80 con una rappresentativa dell’Argentina dove ero stato inserito all’ultimo. A differenza dei miei colleghi avevo espresso la mia intenzione di rimanere qui e proseguire in Italia la mia carriera. A quel tempo c’era Rocco Agostino e io ero consapevole di potermi giocare bene le mie carte e ritagliarmi il mio spazio. Devo dire una carriera più che positiva anche se rimane il rimpianto di non aver potuto partecipare alle Olimpiadi del 1980 a Mosca poiché l’Argentina, come altri paesi, appoggiò la volontà statunitense di non mandare i propri atleti in terra sovietica. Comunque resta la soddisfazione per quello che sono riuscito a fare negli anni”.

 

 

126932213_10221778720713047_3200920350934325050_o.jpgSe nell’agonismo hai raggiunto tantissimi obiettivi nell’insegnamento puoi ancora dare tanto. Quali sono i tuoi desideri per il futuro?

“Beh al momento sono felice di poter aiutare Carola. Siamo in una società seria, all’interno di una bella struttura dove si può fare tanto e speriamo che con il migliorare della situazione sanitaria si possa fare di più. Naturalmente il pugilato non lo trascuro; il prossimo anno ho intenzione di prendere l’attestato di tecnico di I livello e anche se al momento sono fermo non vuol dire che non sia disposto a valutare collaborazioni o a offrire il mio aiuto se ce ne fosse bisogno”.

 

 

 

 

 

 

 

Purtroppo in settimana ci ha lasciati un grande pugile del passato: Juan Domingo Roldan “El Martillo”, so che vi conoscevate bene e che sei stato uno dei primi a dedicargli un pensiero.

“Pensando a Roldan non posso che ricordarmi cose belle. Il mio arrivo in Italia all’interno della rappresentativa argentina dove vi era lui e c’era il campione mondiale dei pesi mosca. Un pugile veramente pericoloso, forse non eccelso nella tecnica ma potente e aggressivo, capace di dare problemi a chiunque. Un peso medio ma con una forza più vicina ai massimi che alla sua categoria, non a caso soprannominato il martello. Quando venimmo in Italia lui doveva fare un match a Sanremo nella stessa riunione dove ha combattuto anche Marvin Hagler, campione che sfidò per il titolo mondiale pochi anni dopo e fu l’unico che lo fece conteggiare in tutta la sua carriera. Ho fatto diverse volte sparring con lui e quando ho saputo che aveva contratto il virus mi sono messo in contatto con lui. Purtroppo il suo stato di salute non era buono già da un po’ di tempo in quanto era in sovrappeso e aveva già avuto qualche problema. Mi dispiace veramente, una grande perdita per il pugilato mondiale”.

Tornando al nuovo progetto, esso coinvolge sia Daniel sia la figlia Carola; quest’ultima laureata in Scienze motorie e già con le idee chiare per quanto concerne il personale percorso di insegnante e anche lei appassionata di sport come suo papà.

  

 

WhatsApp Image 2020-11-22 at 18.27.48.jpegCarola puoi dirci qualcosa su come hai iniziato e come sta proseguendo il tuo percorso?

“Ho iniziato a lavorare nel 2011 all’interno delle palestre quando ancora ero studentessa. Fin dall’inizio mi ha entusiasmato la parte dell’allenamento funzionale e ho provato a specializzarmi soprattutto in quello; come tutti ho fatto un po’ di gavetta iniziando a imparare cose nuove in una società qui di Genova. Tuttavia il mio percorso di studi di Attività motoria preventiva  e adattata mi ha consentito di apprendere nozioni sull’attività fisica adatta anche alle categorie un po’ più svantaggiate e negli anni fortunatamente sono riuscita a fare un po’ di esperienza in maniera eterogenea ampliando piano piano le mie  competenze in materia. Quest’anno invece è nata la collaborazione con  la Società  Vita, polisportiva che opera in diversi ambiti; non solo sport e preparazione ma anche riabilitazione e tecnica posturale. Al momento siamo nella sede del Sorriso Francescano di via Trento e con qualche sacrificio stiamo riuscendo a gestire i corsi all’aperto un paio di volte a settimana. All’interno della società sono una sorta di Sport manager nel senso che stabilisco il palinsesto del programma motorio e scelgo quelli che sono i corsi più adatti anche in funzione della disponibilità e degli orari. Il corso che gestisco con mio padre è  alla portata di tutti e ovviamente tutti possono partecipare. Io principalmente mi occupo di Cross Training e tento di fornire una preparazione a corpo libero ma anche di potenziamento muscolare utilizzando qualche attrezzo. Mio padre invece lavora più nello specifico con la tecnica individuale”.

  

  

WhatsApp Image 2020-11-22 at 18.27.47.jpegLevaci una curiosità: è stato tuo papà a volerti aiutare nel tuo percorso o sei stata tu a coinvolgerlo nell’attività?

“Gliel’ho chiesto io. Mio padre dopo gli anni di carriera attiva è stato poi fermo per tanto tempo e gli ho chiesto se voleva e se gli faceva piacere aiutarmi. La carriera da atleta è stata ricchissima di soddisfazioni e sapevo che anche da insegnante poteva dare tanto. Insomma, insegnare gli piace. Anche adesso che stiamo lavorando insieme con lo stesso gruppo di persone mi accorgo che mette serietà e passione in quello che fa”.

 

 

 

 

 

 

WhatsApp Image 2020-11-22 at 17.21.01.jpegInvece ci puoi dire qualcosa su com’è stato l’inizio di questa nuova esperienza e di quelli che sono i vostri prossimi obiettivi?

“Se dovessi dare un giudizio finora direi senz’altro positivo. Oltretutto io e mio papà siamo di Bogliasco e nella realtà genovese non ci conosce nessuno. Per questa ragione il fatto di aver avuto riscontri positivi e di vedere tanta partecipazione è per noi motivo di orgoglio. Per quanto riguarda il futuro posso dire che la struttura è solida, seria e che c’è un’ampia offerta che come ho già specificato spazia anche al di fuori dello sport in senso stretto. Bisogna sperare che la situazione generale torni un pochino alla normalità in modo che tutte le attività si possano fare con meno limitazioni”.

 

 

 

Alessio Melizzi