WhatsApp Image 2020-11-29 at 20.07.50.jpegSerietà, professionalità, sacrificio e tanta passione. Servono tutti questi elementi per poter svolgere al meglio la professione di arbitro/giudice di pugilato. E i nostri liguri lo fanno al meglio e con la passione di sempre.

Nella moltitudine dei ruoli e dei protagonisti del mondo del pugilato sovente ci dimentichiamo della figura dell’arbitro e del giudice di gara. Figure poco appariscenti, difficilmente protagonisti  ma determinanti nello svolgimento dell’attività pugilistica a tutti i livelli con un compito assai delicato che richiede preparazione, serietà e, soprattutto, tanta passione.

 

 

 

WhatsApp Image 2020-11-29 at 20.03.32.jpegIl primo a parlarci è Domenico “Mimmo” Rutigliani, maggiore dei due fratelli entrambi veterani del pugilato in Liguria e con un passato da sportivo in diverse discipline, nonché Vice Rappresentante Regonale Ligure GAG.

Mimmo vuoi raccontarci come è cominciata l’avventura fra gli arbitri di pugilato e perché?

“In maniera più casuale rispetto a molti altri. Quando ero giovane ho praticato Savate a buoni livelli e per diversi anni e, oltre a quello, diverse discipline attinenti agli sport da combattimento. Del pugilato però sapevo poco e niente, meno che mai i regolamenti. Però avevo già più volte espresso il desiderio di rimanere nell’ambito sportivo una volta terminata la carriera da agonista e in particolare Mirko Rossi, ex pugile professionista,  mi ha consigliato di provare il corso da arbitro. Era il 1993 al tempo c’era ancora Mario Pilone come responsabile degli arbitri  liguri. Da lì sono arrivato fino a oggi; anzi ho poi coinvolto anche mio fratello minore convincendolo a far parte della squadra”.

Un’attività che comporta sicuramente tanti sacrifici e che non attrae i più giovani. Vedremo delle nuove leve nel prossimo futuro?

“Beh posso confermare che se non c’è la passione è molto difficile che qualcuno possa proseguire su questa strada. I sacrifici di tempo sono tanti e di sicuro non si diventa ricchi. La prima risposta che mi sento dare quando chiedo a qualcuno se può interessare è: quanto mi danno? Di lì si capisce che non c’è una passione di fondo e di conseguenza poche possibilità di poter proseguire. Per carità molti anche li capisco perché non è semplice e ti trovi a essere criticato e contestato a più riprese. Avevamo anche fatto corsi a più persone anche se poi hanno deciso di smettere. Per il futuro staremo a vedere, io l’ho proposto a due persone che penso siano interessate e possano proseguire. Vediamo se qualcosa si concretizzerà. Ne avremo bisogno perché ci siamo sempre ma obiettivamente siamo pochi, in alcune riunioni dobbiamo sperare che non ci siano defezioni”.

 

 

 

WhatsApp Image 2020-11-29 at 17.25.07.jpegE dopo Mimmo anche suo fratello Massimo decide di parlarci degli esordi e del suo percorso.

Massimo come hai iniziato me lo ha già detto tuo fratello; è stato solo lui a convincerti o ci sono stati altri stimoli?

“Sicuramente mio fratello che già era nel giro ha inciso. Tuttavia io a differenza sua ero già nel mondo del pugilato come atleta dilettante. Il rappresentante arbitri era già Vincenzo Lagala che attualmente ricopre ancora tale carica. Mi ha fatto il corso e poi ho fatto l’esame con diversi esaminatori. Come ha detto mio fratello e come penso possano confermare tutti il percorso non è semplice, bisogna tenersi aggiornati e spesso ci si ritrova a essere il capro espiatorio dei maestri e degli atleti”.

Un rapporto quello con i maestri che non è semplice, eppure vi conoscete tutti.

“Noi come molti di loro siamo nel pugilato da decenni e con molti ci si conosce da sempre e capita di scambiare due parole e di salutarsi quando non ci si vede da un po’ di tempo. A volte però viene tirata in ballo la malafede credendo che siamo prevenuti verso un pugile e non con un altro. Poi è chiaro che siamo tutte persone e i maestri emotivamente sentono molto le sfide, anche per quel motivo a caldo posso capirli, però poi tutto dovrebbe terminare lì. Purtroppo chi accusa un po’ di più le critiche e le lamentele, soprattutto con toni accesi, finisce col non voler proseguire o di pensare: chi me lo fa fare? Anche per questa ragione penso che ci vorrebbe più interazione e più confronti fra i vari addetti ai lavori. Parlo di noi, maestri, atleti e dirigenti. Mi sembra che già gli ultimi anni siano andati in tale direzione e spero che tutto ciò possa continuare”.

 

 

 

WhatsApp Image 2020-11-29 at 19.35.31.jpegUn’altra icona del movimento arbitrale della Liguria è Ferruccio Robello per tutti “Ferro”. Anche lui attivo da un sacco di anni e con esperienze a più livelli.

Ferruccio faccio anche a te la stessa domanda fatta ai tuoi colleghi. Come hai cominciato questa avventura e perché proprio l’arbitro?

“Innanzitutto ho praticato pugilato per tanti anni quando ero ragazzo. Prima a livello dilettantistico e poi con il passaggio a PRO. Sfortunatamente ho subito un grave infortunio alla mano e dopo cinque match con altrettante vittorie ho dovuto abbandonare la carriera pugilistica in anticipo. Chiaramente era un ambiente che mi piaceva e in cui avrei voluto continuare a stare perciò ho deciso di proseguire con un altro ruolo. Nonostante avessi voluto fare il tecnico il tempo a disposizione era molto scarso e per questa ragione ho deciso di tentare questa strada. Mai avrei immaginato di poterlo raccontare dopo oltre trent’anni”.

E com’è fare l’arbitro oggi, quali sono le doti fondamentali?

“Beh contrariamente a ciò che si potrebbe pensare non è una cosa semplice. Magari dall’esterno sembra il contrario perché siamo fermi su un quadrato mentre gli arbitri di altri sport devono correre avanti e indietro. Però noi dobbiamo seguire l’azione senza perdere un passaggio e tante volte ci sono colpi o falli quasi impercettibili che però bisogna scorgere e che rischiano di falsare il verdetto. Serve quindi preparazione, aggiornamenti continui, ma soprattutto serietà”.

Ormai siete lo stesso gruppo da alcuni anni, su può dire lo “zoccolo duro”. Ci sarà la possibilità di vedere qualcuno di nuovo?

“Si siamo gli stessi ormai da diversi anni; questo anche perché qualcuno per strada si è perso e non ci sono stati nuovi innesti. Adesso spero solo che l’attività riprenda perché la Liguria è ferma da troppi mesi e anche noi non abbiamo più avuto occasioni di vederci e di lavorare assieme. Già a livello nazionale la Liguria non ha tantissimo peso e anche nell’ambito arbitrale questo si nota. Tuttavia negli anni e con l’esperienza alcuni di noi si sono ritagliati degli spazi importanti anche perché ci hanno riconosciuto serietà e competenza. Io stesso parteciperò poco prima di Natale a una riunione importante a Milano che raggruppa pugili di interesse nazionale e internazionale”.

 

 

22520010_1839305716106050_1415915507754602009_o.jpgCome i precedenti anche Maurizio Giustra è un punto di riferimento della classe arbitrale ligure e anche lui ci tiene a rimarcare il legame che si è creato tra di loro e le difficoltà incontrate durante il percorso:

“Guarda parto dall’inizio e ti racconto gli esordi. Come tutti i miei colleghi ne vengo dal pugilato, io sono stato un amatore e se hai avuto modo di parlargli anche Lagala lo ha praticato mentre Ferruccio è arrivato anche a buoni livelli nella vecchia Boxe Lagaccio. In sostanza è molto difficile che possa esserci passione o comunque forte interesse verso questo mondo se il tuo background non è questo. Per carità qualcuno aveva iniziato e ne abbiamo avuti diversi anche bravini, però alla fine rimaniamo sempre noi. Capisco comunque perfettamente perché andare avanti come arbitro richiede sacrifici e difficoltà ne incontri su più fronti: difficoltà nei regolamenti e nella preparazione continua e difficoltà a dover sempre sopportare critiche e proteste da parte dei tesserati. Insomma per capirci devi avere le spalle abbastanza larghe perché non è semplice”.

E questa può essere una motivazione per cui ormai siete voi della cosiddetta vecchia guardia e non ci sono dei giovani inseriti?

“Beh, come ti ho già detto noi siamo appassionati e ci riteniamo un po’ una famiglia in quanto siamo noi cinque da ormai molti anni. Capita di vederci spesso anche fuori dal contesto prettamente pugilistico e già che si stanno avvicinando i prossimi assoluti saranno un’occasione per riunirci dopo una lunga interruzione dovuta al Covid19. Ormai però tutti abbiamo i nostri anni e per quanto ci consideriamo attivi o sul pezzo non saremo eterni. Certo che se ci fosse qualcuno che ha voglia di fare il corso e di unirsi, noi lo accoglieremo a braccia aperte. Tutta la nostra disponibilità per permettere di inserirsi e di acquisire tutte le competenze necessarie”. 

 

 

WhatsApp Image 2020-11-29 at 18.46.00.jpegUltimo ma non ultimo il decano degli arbitri liguri nonché rappresentante Enzo Lagala. Una carriera con tante soddisfazioni sia a livello nazionale sia internazionale e, già da diversi anni Rappresentante Regionale Ligure GAG.

Enzo ci racconti brevemente come è iniziata la carriera?

“Mi sono avvicinato al pugilato già negli anni ’70 poiché avevo uno zio che era appassionato; andavo alla gloriosa palestra Mameli di via Tollot  del maestro Speranza. La carriera agonistica è durata comunque poco e, terminata l’attività di atleta, sono stato fuori dal giro per alcuni anni. Dopo mi ha contattato Mario Pilone che mi ha proposto di effettuare il corso. All’inizio non suscitava particolare interesse però ho voluto provare lo stesso. Al tempo il regolamento non consentiva la qualifica entro i 40 anni come oggi ma entro i 30. Io ero già borderline e proprio per accelerare i tempi ho svolto il corso a Mestre. Di lì ho continuato facendo anche i vari corsi di aggiornamento. Corso dopo corso sono arrivato alla qualifica di arbitro internazionale che ricopro tutt’ora”.

A proposito di questo puoi dirmi cosa ha rappresentato il livello internazionale e qualche bella esperienza vissuta?

Non mi stancherò mai di ripetere che questo sport mi ha dato un sacco di soddisfazioni ed è uno sport meraviglioso in grado di dare tanto a chiunque. Dovessi raccontare qualche bella esperienza direi senza dubbio la semifinale degli italiani Cammarelle-Indaco anche se rimaniamo nei confini nostrani. Poi alcune trasferte per arbitrare tornei in Turchia, Polonia e  Russia. Ultimamente ho un bel ricordo di una manifestazione in Spagna dove ero l’unico italiano convocato. Insomma delle belle gratificazioni”.

 

 

WhatsApp Image 2020-11-29 at 19.36.54.jpegCome mi hanno confermato i tuoi colleghi siete voi cinque, un gruppo storico, che però non ha avuto innesti giovani. Si inserirà qualcuno di nuovo?

“Guarda come ho detto in precedenza il pugilato è uno sport che dà tantissime soddisfazioni, dall’altro lato però richiede numerosi sacrifici e l’attività arbitrale non fa eccezione. Un po’ perché impegna del tempo e un po’ perché sappiamo tutti che in molti casi l’arbitro è lo sfogo di tecnici e atleti quando i verdetti non sono a loro favorevoli. Io negli anni ho condotto diversi corsi e qualcuno ha anche praticato per un periodo. Tuttavia se non c’è forte passione e si incontrano un po’ di problemi a volte si opta per lasciare. Devo dire che il Comitato ligure negli ultimi anni si è adoperato molto per noi e il dialogo è stato certamente maggiore. Ci sta dando una mano nel trovare qualcuno intenzionato a fare il corso ed entrare nel nostro gruppo. Dalla mia invece ho promosso un po’ questa idea all’interno delle singole palestre. Chissà che non sentendo e leggendo qualcosa di più su di noi qualcuno possa rispondere all’appello”.

Alessio Melizzi